mercoledì 18 marzo 2015

Cose che capitano. A me, almeno.

Capita che hai 16 anni, e un migliore amico, maschio.
Quelle amicizie da film, che ci si legge nel pensiero, che si vuole fare tutto insieme.
Una di quelle relazioni incredibili, dove il sentimento e' proprio l'amicizia, niente friendzone, nessuno dei due e' innamorato dell'altro ma non osa dirlo...
Sarete sicuramente amici tutta la vita, e comprerete una villetta bifamigliare con spazi comuni, cosi' i vostri figli cresceranno insieme.

Poi, fai la maturita'.
E mentre sei in viaggio in Spagna lui ti chiama, e ti dice che ha conosciuto una ragazza, molto piu' piccola di lui, ma mi sono messi insieme.
E capita che tu sei felice, felicissima, e non vedi l'ora di conoscerla. Quando finalmente la incontri sei entusiasta, pure troppo. E il tuo entusiasmo non e' propriamente condiviso.
Lei non ti sopporta.
Ti odia, anzi.
E piano piano, allontana da te il tuo migliore amico.
Quello che sarebbe stato tuo amico per sempre.
In realta', lei lo allontana da tutti, ma poi, a un certo punto, lui se ne rende conto e reagisce, e riallaccia i rapporti con gli amici.
Con tutti, o quasi, ma non con te.
E cosi' diventare sempre meno amici, fino a essere semplici conoscenti, quasi estranei.

Capita che hai provato a parlare con lui, a parlare con lei, hai fatto qualcosa (forse non abbastanza?), ma poi ti sei arresa. Soprattutto dopo che lei ha vuotato il sacco e ti ha detto tutte le cattiverie che pensava di te, prime tra tutti "per me sarebbe meglio che tu non esistessi" e "ho quasi pensato di lasciarlo pur di non vederti più".

Il tempo passa.

E capita che poi conosci un ragazzo, ti innamori anche tu, capisci forse in parte le motivazioni di lei, chissa' se il tuo lui avesse avuto un'amica cosi' invadente e presente nella sua vita tu cosa avresti fatto. Forse lo stesso, forse no. Chi lo sa.
Insomma, tu ti fai la tua vita, loro continuano a farsi i fatti loro.

E un giorno si sposano. E tu vai al matrimonio, e allo scambio delle promesse ti si riapre una piccola ferita, sentire quelle parole eterne ti fa pensare che quel capitolo della tua vita, il capitolo in cui c'era anche lui (che poi sarebbe andato d'accordissimo con il tuo ormai marito) e' definitivamente chiuso. E ti scappa una lacrimuccia, non di commozione per un bel matrimonio, ma di dolore.

Capitolo chiuso, kaputt.

E invece...
E invece, un giorno, capita che ti iscrivi a un corso di acquagym con due amiche, e si aggiunge anche lei. Lei, che ti odiava. Lei, che negli anni e' diventata amica delle amiche di lui, che poi erano anche le tue amiche.
E capita che non e' nemmeno cosi' antipatica, quando e' da sola. E chiacchierate, e scoprite di avere cose in comune. Lui non é mai argomento di conversazione, ovviamente, ma che ci vuoi fare? Non sapresti nemmeno cosa dire, di lui, ormai.

Quindi, nella vita, capita che a 16 anni hai un amico, e a 29 anni non ci parli piu', ma sei quasi amica di sua moglie, quella moglie che ha voluto la fine della vostra amicizia.

Cose che capitano.

domenica 8 marzo 2015

Ultime dalla famiglia.

Non aggiorno il blog da agosto.
Mica male.
Diciamo che ho pochissimo tempo, e quel poco che ho lo uso per azioni necessarie alla mia sopravvivenza, tipo lavarmi, cucinare, pulire casa…. E poi lavoro lavoro lavoro.
Qui in Dittafrullatore il ritmo è aumentato, se possibile.

Dopo l’estate, ispirata dal fatto di non aver quasi fatto vacanze e dall’insorgere di attacchi di panico mattutini, prima di entrare in ufficio, mi sono pure guardata intorno.
Ho mandato qualche curriculum, e ho pure fatto un colloquio. Poi ho cambiato idea. Resto dove sono, e metto in atto un piano B. Che per ora non sto a spiegare, metti che qualcuno di Dittafrullatore finisce sul mio blog.
Intanto, però, gli attacchi di panico se ne sono andati – quasi. Riesco, a giorni alterni, a passare del tempo di qualità con il Nano. Il tempo di qualità con Cody diciamo che è quello che passiamo tra le 10 e le 11 di sera sul divano… dormendo, cosa avete capito?
Però almeno siamo nello stesso luogo fisico, il nostro divano appunto.

Da agosto, il Nano ha imparato a dire la esse, tipo Jovanotti, la effe, e anche una specie di zeta. Insomma, parla sempre meglio, coniuga i congiuntivi meglio di qualche collega che ho in ufficio ed è sempre pieno di energie. Così pieno che persino la maestra di ginnastica lo riprende, perché “anche se siamo in palestra e stiamo facendo il tappeto elastico puoi stare fermo tre secondi”. A scuola, durante l’ora della nanna, Suor Raquel lo invita gentilmente a dormire: “Adesso basta, ora vai a dormire in piedi in corridoio” (imitazione fornita dal Nano stesso).  A casa si arrampica ovunque, con il risultato che settimana scorsa è caduto di testa dal tavolo della sala dei miei. Per fortuna non si è fatto troppo male.

Da agosto, ho anche perso due chili. Se proprio vogliamo guardare.

A ottobre ho passato una serata in discoteca con Cody, per un post-matrimonio di amici (suoi), dove la sposa aveva gli anfibi sotto l’abito e ho bevuto mega mojiti condividendo la cannuccia con sconosciuti e ho ballato fino alle 6 del mattino. Gli amici di Cody mi hanno detto che reggo l’alcool meglio di mio marito e in fondo mi sono divertita. Ma non è più la mia vita, quella da discoteca, diciamo. E anzi, ora che ci penso bene non lo è mai stata. Però è ancora divertente sbronzarsi con semi-sconosciuti e ballare e limonare (con Cody, of course) in discoteca e uscire alla fine con le orecchie ovattate.

Il primo Novembre, poi, Sorella ha partorito una minuscola Matilda Sofia, che somiglia al 50% al suo papà, e al 50% a me da piccola. O almeno, io la vedo così. Sabato la battezziamo e sarò la madrina, emozionata e felice. Non le ho ancora scritto il biglietto e il regalo è buttato da qualche parte in fondo a un armadio… ma ce la posso fare. Sarà il mio primo battesimo da madrina, nonché il mio primo battesimo ad alto tasso di parenti Suditaliani, e non vedo l’ora.

Da agosto, infine, ho capito alcune cose. Che ho paura del cambiamento, forse come tutti. Perché Dittafrullatore mi fa incazzare, mi frustra, non mi fa mai sentire all’altezza… ma quando ho visto che potendo potevo rischiare e andarmene, non me la sono sentita. Ho pensato che qui, nonostante tutto, un po’ mi sono affezionata alle persone, e al lavoro, e il lavoro ormai lo so fare. E anche se non si abbassa mai la guardia, e non si può usare il cellulare mentre sei in ufficio, e  le pause sono cronometrate e io spesso nemmeno le faccio, e la mia collega di scrivania (l’unica che fa il mio stesso lavoro in azienda) sa essere davvero una strega… in realtà io ho paura di cambiare. Di ricominciare e magari rischiare, e magari trovare una ditta che non paga lo stipendio tutti i mesi o chissà, dove magari la tensione è più alta che qui. Anche se di quest’ultima cosa non sono sicura.
Ho capito anche che vorrei dare delle COSE a Nano, delle COSE per le quali servono SOLDI, e per avere questi soldi bisogna lavorare. Che il sogno della mamma casalinga felice, che cucina le crostate e fa la spesa al centesimo, non mi corrisponde. Che invece adesso ci stiamo mettendo a cercare casa e vorrei poter comprare un appartamento grande, spazioso, e questo costa. E con uno stipendio solo non ce la faremmo. Ecco, per tutte queste cose sto provando a resistere.

Infine, ho pensato che quando avrò un attimo, vorrei continuare a condividere qualcosa di me sul blog, perché mi piace scrivere e sapere che qualcuno (pochi, pochi) mi legge.