giovedì 3 ottobre 2013

Di cambiamenti e di ciuffi

Quando dici che te ne andrai da un posto, è come se fossi già partito.
L’ho sentito quando il mio parroco ha annunciato, a giugno dell’anno scorso, che a settembre don F. non sarebbe più stato nella nostra parrocchia. Da quel momento, lui era andato via.
Era lì, ci parlavo (piangendo), ma era già via. Tra parentesi, se n’è andato a inizio settembre e già il 29 tornava a sposarci.
Ieri ho annunciato in ufficio che il 10 ottobre cambio lavoro, vado da un’altra parte. Un ufficio che forse non sta fallendo, dove la proposta di contratto sembra seria e interessante, dove i diritti dei dipendenti non sono considerati un dono dal cielo del Capo. I colleghi hanno reagito più o meno tutti nello stesso modo: “Peccato che vai via, ma hai fatto bene”. 

E dato che quando dici che andrai via, sei già andato via, da ieri lavorare qui è bellissimo.

Perfino Capo Padre sembra più gentile. La collega “strega”, che dopo una settimana qui mi fece passare la pausa pranzo in lacrime per una scenata che mi aveva fatto dopo una mia telefonata in tedesco, credendo che io stessi “svendendo il nostro prodotto”*, col tempo era già migliorata. Da ieri è simpaticissima, battute, risate, mi scrive cose non prettamente lavorative su Skype, mi ha perfino raccontato delle cose sulla sua vita privata. Le altre colleghe già erano simpatiche, intendiamoci. Ma da ieri è tutto così… così… meglio. E qui svelo la mia identità segreta. L’account di questo blog dice che mi chiamo Cinzia, ma non è il mio vero nome. È come mi chiamava la leggermenteacida collega della contabilità all'inizio, perché quella prima di me si chiamava così.

La collega con cui ho legato di più, R., che sarà quella che decisamente mi mancherà, mi ha pure chiesto “ma cosa lavori ancora?” “…” “Ma stai qui, e cazzeggia, tra poco te ne vai!” Cavolo, lei mi mancherà davvero. Lei ho proposto che se nella nuova azienda ci sarà posto per lei, io me la porto via.

E quindi... un po’ lavoro (con calma, con mooolta calma) e un po’ preparo dei post per il blog.

Per sottolineare ulteriormente il cambiamento, ho tagliato i capelli. Non è proprio una frangia dice il parrucchiere, comunque ho un ciuffo mi sta nell’occhio sinistro la maggior parte del tempo. Il resto del tempo lo fermo con una molletta. Così sembro la sciura Pina, mentre ieri uscita dal parrucchiere mi sentivo una strafiga. Ma, tempo di arrivare al panettiere all’angolo, e la magia del ciuffo mi aveva già abbandonata.

Per finire, ho scoperto un nuovo blog, sempre di una mamma (come sono originale nelle mie letture), e credo proprio che a breve arricchirò il mondo dei blog con del materiale assolutamente inedito e di cui non si trova mai traccia in internet, e cioè racconti del parto e della gravidanza. Che culo, eh? (per chi mi legge, ovvio)

Intanto voglio godermi questi ultimi giorni nel centro di Milano (tra un po’ sarò in periferia, circondata da fabbriche e capannoni) e quindi passerò le pause pranzo tra negozi e McDonald’s (che poi, per fortuna, per un po’ dovrò scordare).





*Era forse la mia seconda settimana in azienda, stavo facendo delle telefonate. Per presentarmi ai vecchi clienti, per provare ad agganciarne di nuovi. Non sapevo ancora molto del (tipo di alimento che vende questa ditta) e quindi ad un potenziale cliente ho elencato i tipi di prodotti che vendevamo. In tedesco. Questo sembra interessato, mi chiede di inviare per email un'offerta. Riattacco, vado da (collegastrega):  "(collegastrega), poi quando puoi mi servirebbe aiuto per un'off..." non faccio in tempo a finire che quella urla "Eh, no, Cinzia! Non va bene così! Tu chiami, ti metti a offrire (nostro prodotto molto richiesto che scarseggia sempre ma io non lo sapevo, avendo appena iniziato). Va che io capisco un po' il tedesco! No no, ti arrangi". Si alza e se ne va, lasciandomi lì davanti alla sua scrivania a sentirmi una cretina.
Se aggiungiamo che io sono un pochino abbastanza parecchio permalosa, capirete che da allora non l'avevo proprio messa sulla lista delle colleghe preferite. E avevo passato la pausa pranzo in lacrime al telefono con Cody e poi con mia mamma. Col tempo ho capito che lei forse voleva solo affermare con me la sua posizione di maschio alfa (ma quando mai io ho cercato di essere un maschio alfa?) e che quando è di cattivo umore diventa proprio... strega.

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