martedì 1 ottobre 2013

Le nozze di cotone

Domenica è stata, ufficialmente, un giorno di festa.
Da un anno, infatti, sono la Signora Cody.

Per festeggiare, abbiamo chiesto in prestito ai suoceri il loro camper e, schivando abilmente i vari temporali lombardi, siamo approdati in quel di ProvinciadiMantova per un breve weekend solo noi tre.

Sabato il caro marito mi ha portata a fare 16 km in bici. Un giretto, insomma. L'ultima attività fisica che ricordo di aver fatto è stata il parto. Prima di quella, credo di aver davvero tenuto il mio corpicino sotto sforzo quella volta che stavo arrivando tardi al lavoro, e dato che lavoravo su dei programmi televisivi in diretta, non potevo far aspettare la Rai. E allora ho corsocorsocorso per tutta Cologno fino ad arrivare, stremata, in ufficio.

Dopo un po' mi è venuto in mente che dicono che la fatica, dopo un po' che sei sotto sforzo, scompare magicamente. E allora mi sono messa ad aspettare quel momento magico in cui la fatica sarebbe sparita, lasciando il posto forse ad un piccolo affanno, e lasciandomi soprattutto godere della gita. Lo sto ancora aspettando, quel momento magico. Alla sera non piegavo più le ginocchia, e mi sono addormentata prima di Bibi. E avevo ancora il fiatone.

La sera di sabato, mentre io mi leccavo le ferite e cercavo di evitare che il Nano facesse il bagno nel laghetto del campeggio, con 15° e soprattutto in mezzo alle cacche delle anatre, Cody ha grigliato al barbecue del campeggio.
Di fianco a noi, una famiglia di tre elementi, con bambino di 18 mesi, alle 7 in punto lo metteva a tavola, da solo, prima dei genitori, e la mamma lo imboccava con quello che ho riconosciuto come semolino.
Un'ora dopo, noi davamo al Nano - 25 mesi - la bruschetta al pomodoro e gli insegnavamo a mangiare le costolette con le mani.
Il bello del campeggio è che vedi tante famiglie diverse.

La domenica, a Messa, un coro meraviglioso ha cantato il Panis Angelicus, canto che è stato il clou della cerimonia del nostro matrimonio. La qui presente donna tutta d'un pezzo ha pianto come una deficiente dall'inizio alla fine, commossa. Non vi dico le altre persone come mi guardavano. Anche perché un po' mi asciugavo le lacrime, un po' sgridavo il Nano che tentava di corroere dappertutto e mi chiedeva "Mamma! Ma quello è Gesù! (statua) Ma parla, mamma? Pecché non parla?"

Siamo rientrati a Milano nel pomeriggio. Presa da raptus, ho messo in ordine delle cose che giacevano nell'angolo della cameretta da settimane, tipo le valigie delle vacanze estive e una scatola di miei "ricordi" che mia madre mi ha dato da conservare credo a luglio. 

Il Nano ha imparato a chiedere scusa. E mentre io sistemavo in giro, lui mi scorrazzava tra i piedi con le macchinine ripetendo "Mamma, scuuuusa. sorrisino. Mi peddoni? Io ti peddono"... ad libitum.

Ho trovato un altro blog che mi piace tantissimo, scritto da una che dirige dei cori. Anch'io finalmente torno a cantare. Ecco un pensiero che oggi mi rende felice.

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