mercoledì 2 ottobre 2013

I spy with my little eyes

Mi piace prendere la metropolitana. 
La mattina, da circa 6 mesi (e ancora per poco) prendo quella Lilla, la neo-nata milanese. È senza guidatore, davanti ha un vetro per vedere nulla la galleria buia fuori,  le porte si chiudono automaticamente anche se c’è qualcuno in mezzo. Bella la tecnologia intelligente. Le fermate sono a prova di suicidi (linea rossa docet) e misteriosamente dopo le 6 alcune scale mobili risultano “guaste”, e sono spente. Risparmio energetico creativo?
La mattina passa un treno ogni circa 5 minuti, e dopo un po’ ci si accorge che siamo sempre gli stessi, sul treno delle 8.01 (quando sono brava) o delle 8.07 o delle 8.12 (quando sono proprio in ritardo sparato).
Ci sono tre mamme, di cui una sembra davvero la figlia di Fantozzi. Monosopracciglio, capelli crespi, bocca larga e sgraziata. Però sembra simpatica. Parlano sempre dei figli oppure della parrocchia e della famiglia. Per qualche tempo c’è stata una ragazza con un bimbetto magrissimo sul passeggino. Poverina, non la facevano mai passare per mettersi nel posto disabili. Poi non c’è più stata, chissà che fine ha fatto. Adesso ci sono tanti genitori coi bambini e gli zaini, e pure qualche universitario.
Quando cambio linea, si capisce subito chi sta andando al lavoro e chi no. Quelli che camminano belli tranquilli, guardando le pubblicità, di certo non stanno correndo in ufficio. Le migliori sono le signore di mezz’età, rigorosamente in due, con la borsa della palestra sulla spalla. Si piantano sullo stesso gradone della scala mobile a parlare. Stamattina quasi perdo il treno per loro. Mentre le sorpassavo urlando PERMESSOOOOO una mi fa "Ah no, ha ragione signorina, ci dovevamo mettere a destra." Ma se lo sapete, cosa fate, sfidate la pazienza degli altri?
Anche al ritorno, quando invece sono leggermente più rilassata e ho anche più tempo per osservare, trovo spesso le solite facce. C’è un signore bassissimo, vecchino, con una 24ore consunta e gli occhiali spessi, che si mette sempre allo stesso punto della banchina (lo stesso dove mi metto io) ad aspettare il treno. Mi ricorda Mr Magoo. A volte ho incontrato dei ragazzini che si tenevano la mano e limonavano in piedi, che tenerezza. Ci sono quelle che hanno portato i tacchi tutto il giorno e ormai trascinano i piedi, e quelle col trucco ancora perfetto alle 6 di sera. 
Ah, e c’è una ragazza stanca, col trucco colato, che se ha i tacchi trascina i piedi e se ha le ballerine pure, perché quando le mette senza calze poi le vengono le vesciche. Di solito legge.

La scena migliore (leggi più agghiacciante) però l’ho vista un pomeriggio di qualche mese fa.
Nonna 60enne con bambina dall’aria vispa, di circa 5 anni, per mano.

Il treno arriva. La bambina scalpita per avvicinarsi alle porte, ma la nonna la trattiene, ripetendo “dammi la mano, dai la mano alla nonna” con fare nervoso. Il treno si ferma, le persone scendono. La nonna trattiene la nipote. Mentre salgono, la bambina deve aver accennato a mollare la mano della nonna. La vedo girarsi verso la piccola, afferrarle il polso con forza e sibilare “Ho detto non mollarmi la mano! Che ti portano via gli zingari!”. 
Perfino la bambina è rimasta disorientata.
Avrei voluto essere come Paola e dire esattamente quello che pensavo, ma poi ha prevalso un pacifico "fatti i fatti tuoi, cinzia".

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