Già il lunedì è difficile. Già mi sono svegliata con un ritardo tale
che più che uscire di casa sono scappata, quasi calandomi dalla finestra
(mannaggia a quelli del sesto piano che mi rubano l’ascensore tutte le sante
mattina). Quando poi al lunedì ha nulla o quasi da fare, il lunedì è mostruoso.
Così non facevo nulla. E pensavo.
Al lavoro, anche se sei in una megasuperipermaximultinazionale, c’è
sempre un aspetto umano. Conosci i colleghi, i capi, chi ti sta intorno. E
inevitabilmente ti affezioni. Non può essere che sia solo io a sentire questa
cosa.
E quando lavori insieme a qualcuno, la sua vicenda personale, se la
conosci, in qualche modo ti influenza. Per forza. Vero?
Però, pensavo, se le
vicende personali arrivano a essere così tanto condivise e vissute da chi ti
sta intorno, da influenzare l’aspetto lavorativo, non è il caso di prendere un
po’ di distanza dal lato umano?
Cioè, che tu sia il mio capo, un mio collega o
un mio sottoposto (si dice così? Che ne so, io non sono mai stata la superiore
di nessuno, sul lavoro), se la tua storia personale arriva a non farmi lavorare
bene con te, a non farti lavorare bene, oppure a influenzare l’umore di un
ufficio intero, non è il caso di fare un passo indietro?
Ecco, pensavo questo.
Che tu puoi avere tutti i **** problemi di questo mondo, ma non pensare che
anche gli altri non abbiano i **** loro. Pensa invece che LORO ci provano, a non farteli pesare. E a lavorare comunque.
Sgrunt.
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