lunedì 23 settembre 2013

Post del sabato, in ritardo

Ci conosciamo dalla prima liceo. 
Anzi, una di loro la conosco dalle elementari. 
Eravamo compagne di scuola. Dopo la maturità, sono praticamente le uniche compange di classe con cui ho mantenuto contatti. Io le chiamo “Le fantastiche 5”. 
Sabato ci siamo viste, dopo settimane. Siamo andate in un bar in centro, tipo Starbucks. Era bellissimo guardarci, almeno da dentro.

Siamo sei, di cui tre sposate, una convivente e due (?) single. Tutte più o meno lavoratrici. Liceo linguistico, in quattro abbiamo continuato a studiare lingue, le altre due era più da giurisprudenza. N. sosterrà l’esame di Stato a fine anno, M. ha mollato dopo poco e ora è quella meno “laureata” ma con il lavoro migliore. Una delle due mamme sono io, l’altra, F.,  ha un cucciolo di quasi un anno ed è combattuta tra cercare di nuovo lavoro (l’ha perso, come me, causa gravidanza) o continuare ancora un po’ a fare la mamma, perché è tanto bello.
Quando siamo tutte insieme, facciamo parecchio casino. I discorsi si incrociano, gli aggiornamenti vengono annunciati con più o meno solennità, si ride tanto ma sappiamo anche essere serie. A. ci racconta della sua ultima (e ormai temo, rimpianta) conquista, un tipo strambo mollato settimane fa, che le manda sms con scritto “Buongiorno, respira” e che rasenta lo stalking. Noi prima ci divertiamo a leggere i suoi messaggi, poi passiamo a consigli semi-seri con contorno di minacce legali varie da N.
M. ci fa notare che siamo passate dalle serate con mojito e birra ai sabati pomeriggio con cappuccino e muffin. L. ha finito una traduzione, ma non ha molte novità (o magari le ha dette mentre io ascoltavo qualche altro discorso). Diventa di nuovo zia, e si informa se la prima nipotina può diventare “sua” per usucapione visto che ormai suo fratello e la moglie avranno un altro bambino. F. ha avuto un’offerta di lavoro, ma non le hanno ancora preso il bambino al nido, e non sa se accettare. Io racconto del contratto in scadenza, del mio Bibi e anche di mille altre cose (si sa che sono logorroica), mi dimentico di annunciare che ho un blog. Sai che annuncio… N. è tesa per l’esame e racconta alle altre di quando io e lei ci vediamo a pranzo (lavoriamo nella stessa via).  Racconta di quella mia collega, che ha un bambino dell’età del mio Nano, che è in fissa con la “pancetta” che le è rimasta. N. l’ha conosciuta, e la prima cosa che le ha chiesto è stata “Ma sei incinta?”

Ci scambiamo i regali. Da un paio d’anni, ogni volta che ci si vede, è come Natale. Ci “mettiamo in pari” con i compleanni. Ci regaliamo tanti libri, cose per la casa e per il trucco. F. stavolta riceve un buono virtuale per una serata a teatro con suo marito, senza il bambino. Perché capiamo che dopo quasi un anno in cui fai solo sempre e unicamente la mamma, forse ha voglia di staccare un po’, e secondo noi ne ha diritto. Noi in cambio invaderemo casa sua per babysitterare il piccolino.

Siamo passate dallo scriverci sms sulle interrogazioni, passarci i compiti e studiare in biblioteca interrogandoci a vicenda a fare le vacanze insieme, a sbronzarci uscire la sera insieme, e poi a organizzare matrimoni e andare a trovare in ospedale i nostri figli appena nati. Dai libri di scuola, ai manuali di puericultura, ai cv tradotti in inglese per cercare lavoro. Abbiamo litigato, fatto pace, ci siamo un po’ perse di vista e poi riavvicinate.

Per quanto mi riguarda, loro asciugavano le mie lacrime a scuola, quando il grande amore della mia adolescenza – uno che non so cosa ci ho trovato, per circa 6 anni, meno male che poi mi ha mollata lui, aprendomi gli occhi – mi faceva soffrire. Facendo il filo a una che ora è sposata, non con lui, e ha sei figli. Loro c’erano mentre preparavamo la maturità, e hanno assistito al mio orale. Loro c’erano a entrambe le mie lauree. Erano lì al funerale di mio nonno, al battesimo del Nano e al mio matrimonio.


Quando F. si è sposata, a giugno, abbiamo scritto un discorso da fare durante la festa. E lei il giorno dopo ci ha ringraziate con un messaggio, dicendo che ormai ci conosciamo da metà della nostra vita!

Beh, io penso che è una bella metà di vita, con voi, amiche.

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